IL FIUME AGRI: DALLA SORGENTE ALLA FOCE
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Il corso di un fiume non è soltanto un semplice fenomeno geologico che caratterizza la natura terrestre, ma una suggestiva realtà, fonte meravigliosa da cui prendere spunto per osservare ciò che lungo un fiume accade: la natura che di esso si nutre, l’ uomo che da esso trae la linfa vitale per le sue attività, la crescita dei centri urbani che intorno ad esso gravitano, con il loro patrimonio di storia, cultura, tradizioni, arte e ritualità, le antiche leggende che l’ Agri porta con se dalla notte dei tempi. Seguire il corso di un fiume significa seguire le vicende umane che attorno ad esso si sono svolte, per arrivare a comprendere quanto profondo e diretto sia il legame che unisce le scelte dell’ uomo alle trasformazioni che un elemento così naturale e spontaneo subisce nel corso degli anni. Il fiume ci offre l’ occasione per conoscere il territorio, l’ ambiente, i paesi e la cultura locale accompagnandoci in una serie di itinerari tematici. Sarà questo un viaggio virtuale attraverso il nostro territorio che faremo accompagnati da una guida molto particolare: il fiume Agri. Esso, il fiume, dall’ alto della sua saggezza, come un grande vecchio che guarda gli uomini e le cose, ci aiuterà a conoscere meglio la terra in cui viviamo con tutto il suo patrimonio, per saperla comprendere sempre meglio e rinnovarne il rispetto.

Il fiume inizia il suo cammino in località Lama alle pendici del Maruggio, rilievo montuoso situato ad occidente del monte Volturino. Entriamo in un ambiente dominato da fitti boschi, dove l’acqua sgorga limpida in mille rivoli veloci e si incammina verso valle. Siamo a 1577 metri di quota, quì nasce l’Agri il cui nome deriva dal greco “Akìros” che significa lento, privo di moto. Il fitto della vegetazione protegge questa preziosa fonte di vita e di approvviggionamento. Fin dalle sorgenti accade che il corso naturale dell’acqua sorgiva viene interrotto dall’intervento dell’uomo con captazioni idriche realizzate a scopo potabile e irriguo. La sottrazione d’acqua al fiume, per quanto necessaria, comincia subito ad alterare l’equilibrio dell’ecosistema. Quando il fiume, proseguendo la sua discesa verso valle, arriva a quota 720 metri, in prossimità dell’abitato di Marsico Nuovo, incontriamo il primo invaso artificiale: la diga di Marsico. I lavori di realizzazione terminarono nella seconda metà degli anni Ottanta. La struttura, in terra battuta, ha una capacità di circa 4 milioni di metri cubi d’acqua. Anche quest’opera, pur avendo una sua utilità, ha modificato profondamente il paesaggio e di conseguenza anche l’ecosistema. Superato questo primo sbarramento, il corso dell’Agri percorre gli ultimi tratti di discesa più ripida, per giungere nella valle che si apre come un immenso fondale pittorico davanti alla città di Marsico Nuovo. Da questo momento il fiume passa attraverso la grande pianura che raggruppa i comuni di Paterno, Marsicovetere, Tramutola, Viggiano, Grumento Nova: quì l’ambiente presenta qualità paesaggistiche notevoli, il monte Volturino e la imponente montagna di Viggiano fanno da sfondo alla pianura ricca di terreni coltivati che, dal fiume, traggono la loro linfa vitale. Seguendo l’Agri lungo la valle incontriamo i ruderi di vecchi mulini ad acqua come quello in località Mastro Vitilli presso la chiesa di Santa Maria del Ponte, nel comune di Marsico Nuovo. Quì l’incuria del tempo e l’indifferenza dell’uomo hanno compiuto la loro opera devastatrice e, del mulino, rimane solo un rudere ricoperto da erbe infestanti che lascia appena intravedere un ingresso ad arco con rivestimento in pietra miracolosamente conservato intatto. L’agricoltura e la zootecnia, rappresentano le attività più diffuse nella valle, anche se negli ultimi anni la scoperta dei giacimenti petroliferi e l’impianto delle attività estrattive hanno modificato in modo radicale e definitivo l’ambiente. Percorrendo il tratto di fiume che attraversa i comuni di Paterno, Marsicovetere e Grumento Nova, esso è racchiuso in briglie realizzate con gabbioni di ciottoli e pietre o ancor peggio in cemento. Queste opere fanno parte di quelle sistemazioni idraulico-forestali mirate ad impedire l’erosione, ad ostacolare il trasporto solido, a difendere il suolo dall’acqua e ridurre i sedimenti. Di contro, l’impatto ambientale è fortissimo ed ancora una volta l’ecosistema fluviale, insieme alla sua popolazione animale e vegetale, ne subisce i danni. Anche l’Agri, come tutti i fiumi, nel suo scorrere trasporta sedimenti che aumentano man mano che ci si avvicina alla foce poichè la pendenza del letto diminuisce e con essa anche l’energia necessaria per il trasporto di queste particelle. L’andamento dell ‘Agri è piuttosto rettilineo, esso scorre calmo e pacato, non è soggetto a piene e non presenta fenomeni particolarmente gravi di erosione. Continuando la sua discesa l’Agri prosegue il suo tranquillo corso disegnando una leggera curva tangente l’area degli scavi di Grumentum, per giungere immediatamente dopo, nel punto in cui l’intervento dell’uomo ha creato il secondo e più grande invaso artificiale: la diga di Pietra del Pertusillo. I lavori di costruzione iniziarono nel 1957 per terminare nel 1963 ed impegnarono 2500 persone fra tecnici ed operai. La struttura è del tipo ad arco gravità in calcestruzzo ed invasa 155 milioni di metri cubi d’acqua, alimenta la centrale idroelettrica di Missanello, mentre una cospicua parte è convogliata a scopi potabili. La parte rimanente è utilizzata a scopi irrigui. La grande diga ha dato al paesaggio un aspetto nuovo, lo ha sicuramente arricchito di profonde suggestioni naturalistiche e, proprio per questo, da più parti è giunta la proposta di farne un’oasi protetta. Una escursione lungo le sue rive rappresenta sicuramente un episodio di arricchimento della cultura personale in materia di ambiente oltre che una salutare passeggiata. La vegetazione è rigogliosa e variegata ed offre spettacoli dai colori cangianti nell’alternarsi delle stagioni: querce, robinie, abeti, pini, castagni, aceri fanno da cornice al grande specchio d’acqua, che ospita numerose specie ittiche. Superiamo il grande sbarramento: quì il fiume, in gran parte captato, riprende il suo corso naturale in un ambiente dove l’orografia si fa meno pianeggiante, affiancato dalla fondovalle dell’Agri con cui si interseca in vari punti. Nel territorio di Missanello troviamo le vasche di depurazione che danno al paesaggio un aspetto di strana immobilità. Ci avviciniamo ai territori di San Martino e di Sant’Arcangelo: la montagna presenta le caratteristiche guglie dovute all’erosione millenaria che caratterizzano fortemente il luogo geografico. Poi la montagna si apre nuovamente verso la pianura e scorgiamo in lontananza Alianello e Montalbano. Giunti a questo punto, il corso del fiume è nuovamente captato per dare vita alla diga di Gannano, un bacino di media grandezza, con sistema a chiuse metalliche che permettono di modificare il livello dell’acqua a seconda delle esigenze. Questo terzo bacino permette di irrigare 21mila ettari della pianura metapontina. Quì le coltivazioni più diffuse sono i frutteti, gli uliveti, i cereali e gli agrumeti. Man mano che ci avviciniamo alla foce, la pianura si fa sempre più estesa, il fiume scorre sempre più lento, fino a giungere nei territori di Scanzano e Policoro, tappezzati da vaste distese di grano e frutteti. Quì il fiume giunge al mare, offrendo panorami di incantevole bellezza ma anche esempi di inciviltà, laddove l’uomo, incurante delle proprie responsabilità, abbandona lungo le rive ogni sorta di rifiuto solido. Ma esiste un altro problema non meno grave: l’evoluzione della fascia costiera è profondamente legata alla dinamica fluviale, c’è infatti un progressivo arretramento della linea costiera dovuto a vari fattori fra cui il diminuito apporto di materiale solido (sabbia e ghiaia). Tale diminuzione è da imputare prima di tutto alle sistemazioni idraulico-forestali effettuate lungo il corso, alla costruzione delle dighe, alla cementificazione che impedisce l’erosione, all’asportazione di ghiaia e sabbia a scopo edilizio. Ancora una volta la natura ci insegna che il fiume possiede un delicatissimo ecosistema, sul cui equilibrio l’intervento umano può provocare serie conseguenze dalla sorgente fino al mare.

Mille e mille gocce
dai limpidi ruscelli
dissetano il tuo letto
e tu prosegui il tuo scorrere
a volte lento,
a volte impetuoso,
fra le terre assetate,
ansiose di dare all’uomo
i loro generosi frutti.
Così, come un padre silenzioso,
che dona senza chiedere,
giungi tranquillo alla tua dolce foce.
Il mare ti attende…

Anna Rita Pandolfi